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Quanto mi piaceva da piccola vedere mia nonna che impastava. Mi mettevo seduta e la osservavo unire gli ingredienti e impastare, impastare. Poi creava dei serpentelli e con l’aiuto di un semplice coltello creava queste delizie.
A casa mia, da buoni pugliesi, il classico era mangiarle con le cime di rapa o con la salsa di pomodoro e la ricotta marzotica (sempre sia lodata), ma io ora le faccio con tutto: pesto, melanzane, broccoli e mozzarella… Purtroppo la mia nonnina se ne è andata prima di potermi insegnale la tecnica, ma con il ricordo delle sue mani sapienti e un po’ di pazienza ci sono riuscita!
Per 800 grammi di orecchiette ho usato:
– 500 gr semola di grano duro NON rimacinata
– 1 cucchiaino raso di sale
– 260 gr acqua calda
Unite la semola al sale e, poco alla volta, aggiungete l’acqua. Potete fare tutto a mano o con una impastatrice, l’importante è che, una volta inglobata tutta l’acqua, continuiate ad impastare per almeno 15 minuti.
Alla fine avrete una massa liscia ma piuttosto dura e nient’affatto umida.
Tagliate un pezzo dell’impasto e formate un serpentello. Il resto della massa mettetelo sotto una ciotola perchè non si secchi. Se volete ottenere la dimensione classica delle orecchiette fate il serpentello di 1.5 cm di diametro, se le volete piccoline fatelo di solo 1cm. Io faccio anche quelle che chiamo le “orecchiacce” e che sono della grandezza di una noce, per farle faccio il serpentello di circa 3cm di diametro.
A questo punto con il coltello che preferite, puchè sia leggero e non dentellato, tagliate un pezzettino, tipo uno gnocchetto, poi con la lama schiacciatelo e “trascinatelo” sul tagliere (da qui il nome “strascinati” con cui in puglia si indicano le orecchiette).
Prendete il pezzetto di pasta con le dita e rigiratelo sul pollice… ed ecco la vostra prima orecchietta!!!
Lasciatele asciugare sul tagliere o su un canovaccio. Io, se non le mangio subito, le conservo in frigo in un sacchetto del pane per un paio di giorni al massimo, altrimenti le metto in un sacchetto da freezer e le congelo.
